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Lioni e Oppida nei feudi di Giffoni Valle Piana: dalla Terra irpina di Castellionem dell'ager di Picentia ai mestieri di Via Mar

Riferimento: 9788872974919

Editore: ABE
Autore: Bascetta Arturo
Collana: Paesi della campania
Pagine: 128
Formato: Libro rilegato
Data pubblicazione: 12 Giugno 2025
EAN: 9788872974919
Autore: Bascetta Arturo
Collana: Paesi della campania
In commercio dal: 12 Giugno 2025
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Descrizione

All'epoca risultano esercenti arti e commercio svariati cittadini. Tenevano per esempio il loro alberghetto Nicola Ilaria, Gaetano Soriano e Luigi Quagliariello. Chi voleva solo mangiare poteva sostare nelle trattorie di Fortunata Nolfi e Giuseppe Rullo. Per un buon bicchiere poteva bastare una bettola, quella di Vincenzo Soriano e Alfonso Ruggiero. Si tratta di piccoli punti di svago, lungo le vie principali, gli unici, oltre le caffetterie, se si pensa che di pubblico non v'è altro, se non i locali dei tabaccai Domenico Corso e Giuseppe Ricca. Ma per il caffè non c'era problema. Lo si poteva gustare da Angelo D'Andrea o da Giacomino e Salvatore Milano. Per il resto si tratta di negozietti, piccoli, ma ricchi di cianfrusaglie, come quello dei venditori di cuoiami Angelo, Giuseppe e Antonio Palmieri. Se la vivacchiavano meglio sicuramente gli speziali manuali Salvatore Milano e Alfonso Sibilia. Un po' meno i sarti Giovanni Ronca e Carlo Ricca. Era di mestiere pittore di stanze Carmine Antonio D'Urso, mentre venditori di vino ufficiali risultano Amatonicola Angelone e Benedetto D'Andrea e negoziante di legnami Giuseppe Verderosa e negoziante di tessuti, Alfonso Formato e lo stesso Amatonicola Angelone. Per barba e capelli c'era la scelta fra Alfonso Cantabene e Giosa D'Urso, come per i calzolai che risultano essere Antonio Alifano, Alfonso Formato e Michele Nittoli. Chi aveva intenzione di farsi una casa poteva rivolgersi a ben due capimastro muratori, Francesco Giorgio e Domenico Di Piano. Seguono il carradore Nicola Albanese, i fabbricanti di mobili Aniello Infante e Pietro Rullo, il fabbricante di mattoni Carmine Pastore, la fiuttaiuola Lucia Soriano, l'ebanista Leopoldo D'Andrea. Vi sono poi i poveri calzolai Antonio Alifano, Alfonso Formato e Michele Nittoli e i fabbri ferrai Carmine, Pasquale, Amatonicola e Giuseppe Santoro. Sempre aperto il forno coi panettieri Concettina Verderosa e Michele Sciarrillo, grazie ai mugnai Francesco e Luigi Quagliariello, mentre la carne di capra era una specialità dei beccai Pasquale Guerriero e Giuseppe Verderosa. L'arte della falegnameria era mestiere di Pietro Rullo e Bonifacio Borriello, quella del sensale di Achille Gattone e Gerardo Risi. Si distinguevano Salvatore D'Amelio ed Angelo Perrone, i cui ottimi cheese and butter (formaggi e burro) avevano oltrepassato il confine. Erano infatti diventate due aziende leader nella produzione irpina di formaggi e latticini. Fra i notabili: l'avvocato Nicola Sepe, seguito dall'avvocato Nicola Grassi fu Filippo (1861-65 e 1866-67), dall'ingegnr Federico Roca (1864-75), dal dottor Giuseppe Palmieri (dimissionario nel 1865), dal cavalier Raffaele D'Amelio (1867-80 e 1881), dal commendator Bernardo Natale (1875-80), dal cavalier Francesco Ricciardi (1880-85), dal marchese Camillo Caracciolo di Bella (1885-1888 defunto), dal cavalier Federico Criscuoli (1888 e passa) e dal cavalier Giulio D'Andrea (1889 e passa). Tutto questo quando il vicino mandamento di Teora eleggeva Nicola Miele (1861-63), il notaio Angelopio De Guglielmis (1863-67), il cavalier Saverio Corona (1867-95) e (1895) e il cavalier Fabrizio Laviano (1895). Cosa inusuale per un piccolo paese che non possedeva neppure una frazione. Si tratta di Salvatore D'Andrea fu Angelo, farmacista; di Virgilio Lettieri fu Antonio, industriante; di Pasquale Perna di Francesco, farmacista; Gennaro Perrone fu Antonio, industriante; Giuseppe Salzarulo fu Giovanni, industriante; Pietro Santoro di Teodoro, farmacista. Eppure non trascorreranno che cinque anni quando risultano fra gli uomini più in vista decine di persone, fra cui il sindaco notar Angelo Maria Perna, il segretario comunale Alfonso Perna e l'esattore delle tasse Francesco D'Amato. Ma anche gli assessori avevano il loro peso politico ed economico, in quel 1889, quando a Lioni, che contava 5145 abitanti, erano stati prescelti Epifanio Ronca, Alessandro D'Amelio, Amato Angelone e Francesco Bianchi.
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