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La stanza della caccia. Racconti e ricordi con il contributo di tanti amici

Riferimento: 9788879696135

Editore: Andrea Livi Editore
Autore: Magnalbò Luciano, Santini Milena
Pagine: 236
Formato: Libro in brossura
Data pubblicazione: 01 Luglio 2025
EAN: 9788879696135
Autore: Magnalbò Luciano, Santini Milena
In commercio dal: 01 Luglio 2025
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Descrizione

Questo lavoro, fortemente voluto da Milena Santini, della quale ho accettato con entusiasmo l'invito a procedere, prende le mosse dal vivo, e cioè dai racconti degli ultimi veri cacciatori, quando la caccia era ancora un'arte nobile, sia all'alba nei campi tra i filari, formati da viti, vinci e olivi, sia la sera nei boschi di querce e ginestre a patollo, sia negli appostamenti fissi come la nocetta, il roccolo ed altri. Oltre ai racconti, che costituiscono una vera e propria ricerca antropologica, e che riferiscono di usanze millenarie ancora vive, come la caccia con il cane e con le reti, abbiamo inteso descrivere e ricordare i vari modi di andare a caccia, alcuni dei quali hanno concluso la loro storia con l'ultimo quarto del ventesimo secolo: così ad esempio i guazzi sulle pianure vicine al mare, detti anche pantiere, così i roccoli piazzati un po' in alto sulle valli fluviali, così le grandi poste delle palombe in genere in cima ai colli boscosi della premontagna. Dai tempi dei racconti dei veterani, che sono anche quelli dei miei ricordi, vi è stata una violenta variazione ambientale, che naturalmente e inesorabilmente ha coinvolto e travolto la caccia. Le grandi pianure del Tenna, del Chienti e del Potenza, bonificate e rese fertili nei secoli con il lavoro dell'uomo, dopo che furono acquitrini attorno alle chiese romaniche costruite sulle loro insulae, ora sono occupate dai capannoni delle zone industriali, e da una massa di supermercati, che aumenta di giorno in giorno, inibendone la fruizione agli uccelli migratori e stanziali. Sono scomparse le allodole, che allora entravano a migliaia dal mare in enormi branchi, e sotto Macerata andavano a posarsi sulle terre dell'Abbazia di San Claudio: campi verdi e assolati, ora violentati da un'area urbanizzata estesa, deserta e proterva che non serve a nessuno se non appunto al racket dei supermercati (si dice che ivi ne sia in gestazione un ennesimo enorme); e non si vedono più passeri in giro, quelli che affollavano le aie e dormivano nei pagliai svolazzando ininterrottamente e giocando fra loro, né più le pavoncelle bianche e nere, con il loro spiritoso ciuffo in testa, né i piccoli uccelli come fanelli, verdoni, verzellini ed altri ancora. Anche il numero delle rondini è fortemente diminuito, e delle miti quaglie grassocce, canterine e credulone, quasi non v'è più traccia; mentre le palombe, che prima passavano in ottobre selvagge a branchi venendo dal mare, come i teli di storni, oggi svolazzano pacifiche e stanziali nel verde delle città.
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