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    Artigliè. La singolare origine di un rione del Fezzano secondo la memoria di Bruno Reboa

    Riferimento: 9788886999878

    Editore: Giacché Edizioni
    Autore: Farina Rachele
    Pagine: 48
    Formato: Libro in brossura
    Data pubblicazione: 01 Dicembre 2007
    EAN: 9788886999878
    Autore: Farina Rachele
    In commercio dal: 01 Dicembre 2007
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    Non disponibile

    Descrizione

    Bruno Reboa si rivela subito un uomo che, costretto dal lavoro e dai casi della vita ad allontanarsi dal luogo natio, ha mantenuto intatta la sua "coscienza di paese". Egli, infatti, con i suoi racconti orali ha permesso di far riscoprire tradizioni ed antiche espressioni dialettali che devono ricuperare il loro giusto valore senza subire la mortificazione di un presente stravolto da amnesie collettive. L'Autrice ed io siamo convinte che l'evoluzione umana sia avvenuta tramite il rapporto con la dimensione del passato, sviluppato attraverso la Memoria individuale e collettiva che ci permette di recuperare le radici delle nostre culture. Così conosciamo per esperienza il valore della Memoria quale veicolo di cultura col suo flusso di esperienze tramandate da quel fascinoso "mondo dei vecchi" che avevano la passione per il respiro della vita e sapevano guardare, conversare, svelare, spiegare, stupirsi, e soprattutto comunicare. Un mondo dal profondo soffio poetico, dove il paesaggio era l'irripetibile scenario che raccontava l'identità dei luoghi, con i suoi abitanti, unici e veri attori di una comunità attraversata da sogni, speranze, fatiche, rinunce, cupi dolori, ma anche confortata dal sentimento dell'amicizia, dalla solidarietà e dal rispetto per l'altro. Così quel "ricordare" di Bruno Reboa, portato alla luce da Rachele Farina, non ci dà soltanto risposte ad episodi di vita paesana ed a toponimi dialettali come il caso di "artiglié", ma ci travolge di emozioni evocando un universo dal profilo semplice, che sapeva scandagliare la profondità dei sentimenti. Oggi, capitati in un universo mediatico che ci intossica quotidianamente di neologismi tecnologici, di linguaggi astrusi, ci è confortante inoltrarci nel giardino della Memoria per bere "la fresca acqua della fonte perenne che scorre dalla palude di Mnemosine..." (Giuliana Calvellini Barsanti) Con stampe d'epoca.
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